L’APPARENTE LEGGEREZZA DI CHAGALL.

Yehuda Pen. “Ritratto di Chagall”, 1915, museo di arte
moderna di Vitebsk.
 
“Gli uomini frettolosi di oggi sapranno penetrare nella mia opera, nel mio universo?”
 
Marc Chagall nasce il 7 luglio del 1887 a Vitebsk, in un villaggio nell’attuale Bielorussia e muore novantottenne in Francia a Saint Paul de Vence.
 
Di origini ebraiche, subisce fin da giovane le discriminazioni dello zar verso gli ebrei russi.
 
Durante la sua intera esistenza vive in un mondo scosso da catastrofi indescrivibili: vive due guerre mondiali, la guerra fredda, i totalitarismi, un esilio, le sue opere vengono catalogate come “arte degenerata” e confiscate dai nazisti.
 
Ciò nonostante, Chagall riesce a trasmettere attraverso la sua opera gioia di vivere e poesia. La poesia di un uomo fragile e fedele alla sua umanità verso la quale comunica con un linguaggio straordinariamente trasversale, fruibile da tutti: uomini, donne, uomini di strada, intellettuali, giovani e vecchi.
 
Oltre ad una vastissima serie di opere pittoriche, ricordiamo anche il mosaico Four seasons di Chicago, il soffitto dell’Opera di Parigi, l’uccello di fuoco di Stravinsky, oltre a numerosi vetrate e murales.
 
Four seasons e Soffitto Opera.
 
Gli occhi di fanciullo, la Russia e l’ebraismo sono gli ingredienti di uno stile solo in apparenza onirico e fiabesco. 
 
Rappresentano in realtà la medicina che Chagall ha usato per tutta la vita per esorcizzare il dolore e le barbarie che affliggevano i suoi tempi. Gli occhi del pittore e il suo amore per l’uso dei colori (riconducibili ai Fauves; per approfondire l’argomento ti rimando al post dedicato: https://chroma2017.wordpress.com/2016/06/03/matisse-e-gli-altri-erano-bestie-2/ ) rappresentano una presa di coscienza verso una sofferenza che non può essere che alleviata attraverso l’opera d’arte, attraverso lo stupore dell’uomo di fronte alla natura, attraverso la fiducia di credere che un mondo migliore esiste.
 
Il mondo di Chagall non può essere che colorato, non può che scegliere perciò colori vivi e brillanti come quelli di una vetrata di una chiesa.
 
Osserviamo insieme “La Mucca con l’ombrello”:
 
Marc Chagall, “La mucca con l’ombrello” 1946, olo su tela, New York
Museum of art.
 
Ad una visione superficialissima, l’opera sembra un’interpretazione strana dell’animale che ha la testa blu e che sorregge un ombrello.
La mucca, invece, rappresenta proprio Chagall. La mucca infatti diventa ebreo errante che lascia il suo paese in cerca di nuove identità. Il bianco dell’animale diventa veicolo di candore, di speranza: l’animale è pulito, non ferito. La mucca solleva un ombrello: rappresenta la leggerezza che serve al viaggiatore per affrontare le difficoltà che si troverà innanzi; è un supporto che spinge il protagonista a trovare la forza per andare sempre oltre. La testa blu della mucca è un chiaro riferimento alla Francia, al blu francese, a quel particolare tono di blu che troviamo spessissimo nella sua produzione.
Il sogno e la fantasia sono gli elementi che caratterizzano l’opera di Chagall. Le sue opere sono spesso definite “superficiali” perché troppo distaccate, oniriche, lontane dalla realtà.
 
Osserviamo “Il compleanno”:
 
Marc Chagall, “Il compleanno”; 1915, olio su cartone,
New Yorl, Museum of modern art.
 
 
È il compleanno di Marc, la moglie Bella sta finendo di decorare una tavola imbandita a festa per l’occasione. Tanto è l’amore e la devozione verso la moglie, che la forza che unisce i due sfida le leggi della fisica e della gravità: Marc pur di dare un bacio a Bella fluttua e si contorce nell’aria. Lui, guardando fuori dalla finestra le sussurra: “Fuori, il cielo ci chiama”.
 
Sarà anche “superficiale” ma io trovo il tutto estremamente romantico!
 
Tutt’altra atmosfera si respira nell’opera “La solitudine”.
 
Marc Chagall, “La solitudine” 1933, olio su tela, 102 x 169 cm, Tel Aviv.
 
 
L’opera viene realizzata durante l’ascesa del partito nazista in Germania: e rappresenta la sofferenza degli ebrei e la loro condizione di isolamento.
 
Sul lato sinistro è seduto un ebreo che tiene stretta a sé un rotolo chiuso della Torah, la legge di Mosè. L’uomo è afflitto dalla malinconia, accanto a lui una mucca e un violino.
 
Tutti sono seduti su di un prato fuori da una città, dove nubi nere sono il presagio del male che sta per abbattersi: sul pittore, sul suo popolo e su tutta l’Europa.
Insomma, non di certo una pera di ottimismo, ma ho voluto condividere con voi questa opera perché non mi sembra affatto superficiale, onirica o poco chiara. Soprattutto è la testimonianza di fatti storici realmente accaduti solo qualche anno fa.
 
I fiori e gli animali sono elementi sempre presenti nell’opera di Chagall, rappresentano dei simboli di un universo dove tutte le forme di vita possono vivere in simbiosi: è la visione cristiana e l’amore per la Bibbia di Chagall che lui riporta nella sua opera (di questo altro aspetto della sua produzione artistica ne farò un nuovo post).
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