E TU? SEI UN VERO ARTISTA?!

Più che un tutorial questa vuole essere una riflessione a cuore e mente aperti che voglio condividere con voi. 
Faccio parte di diversi gruppi e associazioni d’arte e di questo ne sono orgoglioso. La passione per il bello e per la ricerca della verità e del giusto canale di espressione del proprio io più intimo che ci accomuna, è un comune denominatore che ci fa sentire parte integrante di un gruppo che lavora e che tende ad imporre al mondo intero la propria arte.
 Ma cosa resterà di tutto sto lavoro?
“Genio!” “Brividi!” “Notevole!” “Grandioso!” sono parole che sento sempre più spesso e che vengono rivolte ad opere (anzi ad “opere”) che dal mio punto di vista tali non sono.
Mi spiego meglio.
Chiunque faccia arte sa che il desiderio più grande è quello di vedere apprezzate le proprie opere e che vengano riconosciute come tali.
Spesso guardo le mie (che preferisco chiamare “lavori”) e mi chiedo: “Ma perché un mio olio dovrebbe piacere a qualcuno?” “Comprerei una mia tela se la vedessi appesa in una galleria?!”
Sono spesso in crisi e in autocritica perché guardando ai “grandi” del passato mi sento infinitamente piccolo. In una pinacoteca – qualsiasi essa sia – mi sento eccitatissimo e al contempo a disagio. Eccitato perché osservo il bello e cerco di rubarne le ricette, a disagio perché vorrei essere anche io così bravo e soprattutto potente.
Spesso mi capita di imbattermi in “committenze” o presunte tali che mi fanno venire la pelle d’oca alta un metro! Ma io pagherei per una porcheria del genere?! Certo che no!
Premetto. Io NON SONO un pittore, NON SONO un artista. Mi piace dipingere, mi fa stare bene. È la mia terapia, ma non ho pretese di sorta.
Mi incazzo però quando vedo delle cacate oggettive infarcite da presunto spirito di genio.
Un fiore accennato di rosa su fondo nero. Tempo di esecuzione: dodici secondi netti. Titolo: “Primavera”. Costo: 850 €. E Botticelli si ribalta nella tomba.
L’arte come il bello è soggettiva, è una disciplina sacra ed è fruibile da tutti. Questo è il suo potere democratico e pluridirezionale.
È giusto e sacrosanto che sia così.
Tutti hanno il diritto di esprimersi come e dove vogliono: dipinti, sculture, vestiti, poesie, canzoni sono tutte espressioni del proprio ingegno e della propria emotività. Ma quante di queste rimarranno riconoscibili nel tempo?
Quale messaggio lancia la tua opera? Quale innovazione porta con sé? Quanti prima di te hanno detto la stessa cosa? Pensiamo a due pittori del passato (Caravaggio e Van Gogh) e ripercorriamo brevemente insieme il loro percorso cercando di capire perché sono importanti.
Caravaggio è il più famoso tra i pittori classici. È nato nel 1571 ciò nonostante è considerato un pittore moderno. Dove ritrovare la sua innovazione, il suo genio?
Decide di ritrarre soggetti profani, assoluta novità fino ad allora perché ad essere ritratti erano esclusivamente soggetti sacri.
Sceglie come modelli persone semplici e di strada a differenza della iconografia classica religiosa ufficiale. È il pittore della realtà: per la prima volta nella storia dell’arte vengono ritratti soggetti non in posa; soggetti che nessuno prima di lui avrebbe preso in considerazione. Si pensi al ‘Bacchino malato’ o al ‘Ragazzo morso da un ramarro’. La prima opera rappresenta la parte malata della vita e della società, quella faccia della medaglia che nessuno aveva mai messo in luce ma che pure esiste perché fa parte della stessa, dunque ne ha pari importanza.
Il Ragazzo morso da un ramarro’ è altresì un’opera innovativa: se fino ad allora i ritratti erano statici, studiati, posati, è assoluta novità ritrarre un fanciullo che è stato appena morso da un ramarro e che viene immortalato in quel preciso istante. Seppur ridotta all’osso, è questa la straordinaria importanza di Caravaggio (oltre ad una tecnica pittorica eccezionale). La sua opera è talmente geniale ed innovativa da essere considerata valida e fonte di ispirazione ancora oggi.             CINQUECENTO ANNI DOPO.
“Bacchino malato” 1594. Olio su tela, 53 x 67 cm. Galleria Borghese, Roma.
“Ragazzo morso da un ramarro” 1595. Olio su tela, 50 x 66 cm. Fondazione Longhi, Firenze.
Due parole anche su un altro pilastro della storia dell’arte: Vincent Van Gogh
Nasce nel 1853 e non nasce pittore. Figlio di pastore protestante, inizia a dipingere a 30 anni: fino ad allora era stato un predicatore evangelico. Attraverso la sua tecnica riesce in un modo rivoluzionario a fondere il colore degli impressionisti, la tecnica divisionista e l’arte giapponese. Le sue opere sono dense di carica emotiva e poetica, di sofferenza e malessere, di eccezionale carica di dignità umana e di tormento. Il colore viene steso in maniera bruta, vibrante, è puro e spesso. Stabilisce attraverso la sua opera che la vita debba coincidere con l’arte. Il rispetto delle regole cede il passo alla trasgressione, la storia alla quotidianità. Tutto questo pone Van Gogh come un perfetto innovatore sia nella tecnica pittorica che nel messaggio lanciato dai suoi lavori, specchio tragico della sua esistenza. Dipinge per soli sette anni, ma lascia al mondo intero capolavori di inestimabile valore. Il suo “Ritratto del dottor Gachet” è stato venduto nel 1990 per 82.500.000 $.
“Mangiatori di patate” 1885. Olio su tela, 114 x 82 cm. Museo Van Gogh, Amsterdam. 
“Il caffè di notte” 1888. Olio su tela, 89 x 70 cm. Art Gallery dell’università di Yale, New Haven.  
“Ritratto del dottor Gachet” 1890.Olio su tela, 57 x 68 cm. Collezione privata.
Torniamo a noi, ad oggi. I fashion blogger spuntano come funghi, gli chef non ne parliamo.         Saper cucinare non fa di te uno chef, saper dipingere non fa di te un pittore, saper abbinare vestiti non fa di te un fashion coach. Gli chef (come i pittori, e gli “artisti” in genere) sono in continua evoluzione ed indagine.
Sperimentano, innovano, provano.
Sono caratterizzati da continua ricerca della verità, da inquietudine ed irrequietezza. Da voglia di rimanere nella storia, di innovare e portare il nuovo e bello; di scoprire quello che ancora non è stato scoperto, di creare quello che ancora non c’è.
Riprendiamo per un secondo Caravaggio: guardando le sue opere diresti mai che ha vissuto una vita dissoluta, da alcolizzato ed omicida?! Seppur drammatiche, teatrali, reali, tumultuose le sue opere sono meravigliose e riconosciute in tutto il mondo per la loro straordinaria bellezza. Quanti di noi verranno ricordati tra 100 anni?
Ma anche solo tra 50?
Il diffondersi di programmi televisivi grazie ai quali è stato sdoganato il segreto per diventare esperti di moda e buon gusto o esperti in abbinamenti culinari ha dato l’illusione a tutti – ma proprio a TUTTI – che in fondo basta veramente poco per raggiungere risultati notevoli.
Materie prime ottime unite ad un po’ di manualità bastano a creare un ottimo piatto? Cucire toppe di stoffa ad minchiam su un giubbetto di jeans fa di te un creativo? Può essere. Ma anche no.
La parola ‘artista’ [o ‘genio’ et similia] mi sembra si stia sprecando: è inflazionata e (ab)usata senza piena consapevolezza.
Spesso mi imbatto in lavori che mi lasciano interdetto e disarmato, forse perché non ho gli strumenti cognitivi per capirli appieno.  Uno su tutti:
Titolo: “L’amore mio per te mi sbudella le viscere, mi scortica il cuore e me lo taglia in mille pezzi”.
Minchia.
Faccio per vedere l’opera: un carciofo.
Io veramente boh.
Altro esempio.
Una mia amica mi informa di una nuova installazione in città, gratis e vicino casa.
Del tipo amotipregodevivederlatroppissimo. Ok, andiamo a vederla troppissimo.
Scena: corte interna di un palazzo storico, un bristol bianco appeso ad un muro la cui intestazione era “conceptual art”. Fine.
Adesso.
Non vorrei essere polemico a tutti i costi però mi chiedo: non stiamo un filino esagerando?
Va bene l’arte, va bene la sensibilità, va bene che tutti possono ma non sarà un tantino troppo?!
Mi fa sorridere pensare che tutti siamo in balia di questa insoddisfazione latente che ci fa tendere sempre all’accaparrare consensi a tutti i costi. Ormai andiamo a dormire sereni solo se i nostri lavori ricevono dai mille like in su.
Mi ritrovo poi a chattare con una amica (Ciao Ros!):
Ros: Ho iniziato un nuovo corso on line di pittura iperrealista. Ho speso un sacco di soldi per i materiali!!!
IO: Ottimo. Come sta andando?
Ros: Ho un broccolo a metà: sono disperata.
E sorrido ancora. D’altronde sarà solo il tempo a portar con sé la vera verità.
Magari anche Caravaggio si faceva le mie stesse seghe mentali…
Ad ogni modo tranquilli amici: in futuro tutti saranno famosi per quindici minuti. 

3 pensieri riguardo “E TU? SEI UN VERO ARTISTA?!”

  1. Da come scrivi si capisce che sei colto,da come descrivi la massa che dipinge si capisce che sei una persona molto sensibile.Ora sono curioso,vorrei conoscere la tua pennellata per capire a che punto sei per capire meglio la tua personalita.Un pittore “de la rive gauche era solito dire che “il pittore è come un buon operaio e il suo lavoro lo deve fare come tale” La ricerca è fondamentale per le arti.Condivido in pieno il Tuo pensiero.Fammi aggiungere una piccola chiosa:Un artista,ometto il nome con intenzione,nel 1960 circa espose in una galleria d'arte un barattolo con stampato sull'etichetta “Merda d'artista” In vendita all'ora a peso d'oro (sic).La sua quotazione attuale è salita un sproposito . Significa che in 50 anni i critici hanno stabilito che questa trovata è stata un colpo di genio.Mi domando se i collezionisti sono dei coglioni oppure disonesti speculatori.Tu hai citato Michelangelo Merisi come grande ricercatore e innovatore io mi permetto di aggiungere un altro nome a me caro ed è anche piu' vicino alla nostra epoca, Salvador Dali.Queste righe non sono sufficienti e mal composte per competere con le Tue.Sono pero'felice di potere condividere le ragioni dei tuoi dubbi,finalmente trovo una mente che si ribella al comune pensare in merito al nostro lavoro.Permettimi di porgerTi i miei cordiali saluti e non molliamo siamo rimasti in pochi.

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  2. Da come scrivi si capisce che sei colto,da come descrivi la massa che dipinge si capisce che sei una persona molto sensibile.Ora sono curioso,vorrei conoscere la tua pennellata per capire a che punto sei per capire meglio la tua personalita.Un pittore “de la rive gauche era solito dire che “il pittore è come un buon operaio e il suo lavoro lo deve fare come tale” La ricerca è fondamentale per le arti.Condivido in pieno il Tuo pensiero.Fammi aggiungere una piccola chiosa:Un artista,ometto il nome con intenzione,nel 1960 circa espose in una galleria d'arte un barattolo con stampato sull'etichetta “Merda d'artista” In vendita all'ora a peso d'oro (sic).La sua quotazione attuale è salita un sproposito . Significa che in 50 anni i critici hanno stabilito che questa trovata è stata un colpo di genio.Mi domando se i collezionisti sono dei coglioni oppure disonesti speculatori.Tu hai citato Michelangelo Merisi come grande ricercatore e innovatore io mi permetto di aggiungere un altro nome a me caro ed è anche piu' vicino alla nostra epoca, Salvador Dali.Queste righe non sono sufficienti e mal composte per competere con le Tue.Sono pero'felice di potere condividere le ragioni dei tuoi dubbi,finalmente trovo una mente che si ribella al comune pensare in merito al nostro lavoro.Permettimi di porgerTi i miei cordiali saluti e non molliamo siamo rimasti in pochi.

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  3. Grazie cocco,
    è sempre bello trovare persone che condividono le proprie idee e visioni delle cose.
    Dove posso trovare i tuoi lavori / contatti?
    Continua a seguirmi, e non molliamo!

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